Un tempo nuovo per la cura del bene comune

Civici e popolari, liberi e forti

L’inquietudine è della stagione che stiamo vivendo, tra speranze e delusioni, cronache quotidiane di una devastante questione morale e timori per la tenuta sociale del sistema Italia, difficoltà economiche di famiglie e imprese, situazione internazionale alle prese con l’emergenza terrorismo, la questione  migranti, la debolezza dell’Europa  e rischi concreti di nuovi conflitti nell’area mediterranea.                                                                                                                                            Ma questo è il nostro tempo, l’oggi favorevole della storia, la stagione di vita, di opere e giorni che ci è stata affidata. Non ci sono alternative, anche e soprattutto per i cristiani laici che cercano di servire il bene comune con l’ispirazione di valori, di contenuti e di stile della DSC e del patrimonio di pensiero e di azione del movimento cattolico nel nostro Paese.                                                                                                                     Ancora una volta occorre riaffermare  fiducia e speranza, e la volontà di vincere insieme le tentazioni della lamentazione sterile, della critica  distruttiva, del disimpegno e dell’astensione. Certo, è una sfida complessa e radicale, umana e antropologica, quella che viene alimentata e manifestata ogni giorno da un sistema di “pensiero unico dominante” che marginalizza e rende difficile, possibilmente irrilevante, la presenza di una cultura popolare cristianamente fondata.                                                                                            Le stesse cronache politiche di questo periodo sembrano allargare il solco e la distanza tra cittadini e istituzioni, tra Paese legale e Paese reale, tra l’autoreferenzialità di Palazzo e l’esistenza concreta delle persone in tante aree della nostra Italia in cui ormai si parla ormai di un vero e proprio rischio di deserto sociale. Lo testimoniano il degrado di tante aree urbane, la qualità della vita che decresce il suo livello di servizi e di relazioni, l’isolamento di periferie che soffrono scollamento e solitudine. E mancano la partecipazione, il potere di decidere da parte dei cittadini.                                                                                                                                    Nonostante tutto, questo è il nostro tempo. Sicuramente è l’ora di un nuovo civismo popolare sturziano che riparta dalla cultura, dalla socialità, dai territori, in una sintesi unitaria che definisca una proposta nazionale e un richiamo europeo.  In verità, non mancano in questa fase iniziative, sperimentazioni e laboratori  di azione politica nell’ambito della cultura popolare, tutti meritori ma in qualche modo mancanti di una reale capacità di conoscenza reciproca, di collaborazione positiva, di incidenza nei mondi vitali e di ricerca di leadership autentiche adatte alla modernità.  Di certo va operato uno sforzo complessivo di sinergie tra realtà esistenti e diverse, di cooperazione, di dialogo fattivo, di animazione sui temi concreti che interessano le nostre comunità, nella società e nelle istituzioni. Queste istanze sono riconoscibili nei tratti essenziali e negli obiettivi del manifesto (datato 24 gennaio 2016, festa di S. Francesco di Sales) e della prima espressione di programma di ITALIAINSIEME.eu – Libertà popolare, il network promosso a Nordest da rappresentanze civiche e territoriali di Veneto e Friuli Venezia Giulia, e che vede insieme sin dalla partenza movimenti come Progetto per l’Italia, con sede a Roma,  ed altre espressioni di regioni come Emilia Romagna, Lombardia e Toscana.                                                               Così conclude il manifesto: “Facciamo appello a quanti vogliono unirsi noi in questo percorso, uomini e donne di buona volontà che credono fermamente nei valori di libertà e democrazia. In Italia, che è la nostra terra e la nostra storia. Insieme, perché il bene comune non è in solitudine o di pochi, ma di tutti e di ciascuno. In Europa, madre di civiltà e motore del tempo nuovo che verrà”.