La riforma della sanità veneta non penalizzi il modello

Concordo pienamente con le prese di posizione di di sindaci, categorie, associazionismo e rappresentanti degli operatori del settore che hanno espresso giuste perplessità, criticità e osservazioni sul progetto di legge 23/15 per l’istituzione dell’Azienda per il governo della sanità della Regione Veneto - Azienda Zero”, proposto dalla Giunta Regionale del Veneto e attualmente all’esame della competente commissione consiliare. Preoccupano in particolare il concetto di Azienda Zero, la questione della programmazione, la riduzione del numero delle ULSS e i futuri assetti territoriali, il ruolo essenziale della direzione dei servizi sociali e quello della conferenza dei sindaci. E mentre si parla in positivo di un emendamento della maggioranza orientato ad assumere le istanze espresse in varie sedi, ribadisco la necessità di una riforma organizzativa della sanità veneta che non penalizzi in alcun modo un modello di integrazione socio-sanitaria capace di  ottimi risultati nella nostra regione, attrezzato per il futuro a cogliere le sfide di un tempo di cambiamenti per le esigenze di salute della popolazione e le risorse a disposizione del sistema.          A livello trevigiano, in particolare, si evidenzia l’efficacia di un modello di cura e di assistenza capace di integrare al meglio il pubblico, il privato sociale e il volontariato, come ho verificato ancora una volta di recente partecipando a Soligo all’incontro nel centro di sollievo “Una casa tra le case” per la giornata Alzheimer, a Ponte di Piave all’intitolazione a Gianni Marin della casa per anziani ampliata e riqualificata, a Tarzo all’inaugurazione dei lavori di ristrutturazione di Villa Bianca, casa di riposo diretta dalla Suore Francescane di Cristo Re, e a Maserada sul Piave al convegno per i primi dieci anni di vita del centro servizi  residenziale “Tre Carpini”, frutto del consorzio tra i comuni di Maserada, Breda di Piave e Carbonera.