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SETTIMANA SOCIALE A PIEVE DI SOLIGO NEL SEGNO DEL TONIOLO

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Fa tappa a Pieve di Soligo mercoledì 7 febbraio la Settimana Sociale della diocesi di Vittorio Veneto, che ha per titolo “Il lavoro che vogliamo” e vede tra i promotori da quest’anno anche l’Istituto diocesano “Beato Toniolo. Le vie dei Santi”.                                          

Infatti, alle ore 20.30, al Teatro Careni di via Marconi, si terrà l’incontro pubblico “L’Italia oltre il declino”, incentrato sull’analisi della situazione e le proposte per un cambiamento possibile, relatore principale il professor Leonardo Becchetti, docente di economia politica all’Università di Tor Vergata in Roma, editorialista del quotidiano cattolico “Avvenire”, tra i fondatori della Scuola di Economia Civile (SEC) insieme al professor Stefano Zamagni, nell’ottobre scorso  insignito proprio a  Pieve del Premio Giuseppe Toniolo.                                                                                                             Dopo l’intervento di Becchetti, e prima del dibattito, sono anche previste due brevi testimonianze di buone pratiche, generative di responsabilità e sensibilità sociale: parleranno i coniugi Romolo ed Ester Romano, dirigenti della cooperativa “Vita Down” e animatori della realizzazione  e apertura di “Casa Vittoria” a San Polo di Piave”, e l’imprenditore Raffaele Mazzucco, contitolare della Biemmereti spa di Falzè di Piave, impegnato con varie iniziative a servizio del territorio.                                                                                                                       

La serata del 7 febbraio fa seguito al primo appuntamento della Settimana Sociale diocesana di lunedì 5 febbraio  nella sede di Keyline spa nella zona industriale di Conegliano – Vittorio Veneto, relatori Seghezzi, Gribaudi e Bentivogli, e precede il terzo e conclusivo momento pubblico di venerdì 9 febbraio a Oderzo , dove al cinema Cristallo parlerà don Marco Cagol, vicario episcopale della diocesi di Padova,  sul magistero di Papa Francesco nel campo del lavoro.                                                                                 

Il convegno del 7 febbraio a Pieve di Soligo si annuncia particolarmente interessante, sia per il tema specifico sia per la qualità del relatore principale, il professor Becchetti, tra i nomi più conosciuti e stimati nel mondo cattolico nel campo della nuova economia, anche membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, l’ultima delle quali svoltasi a Cagliari nell’ottobre 2017.                                                                                                          Giusto a Giuseppe Toniolo va riconosciuto il merito di essere stato l’ideatore della formula delle Settimane Sociali – momento qualificato di incontro, di riflessione e di proposta della Chiesa italiana nel campo del bene comune – agli inizi del ‘900: la prima in assoluto si svolse infatti a Pistoia nel 1907, e Papa Francesco ha voluto ricordare il Beato Toniolo anche per questa sua iniziativa lungimirante all’inizio del videomessaggio trasmesso all’apertura dei lavori dell’evento di Cagliari nell’autunno scorso.                                                                                                                                                   Va detto infine che mercoledì 7 febbraio coincide con la giornata mensile in cui Giuseppe Toniolo viene ricordato con una messa nel Duomo di Pieve di Soligo, sempre nel giorno 7 che ricorda la nascita – 7 marzo 1845 – e la morte – 7 ottobre 1918.  Pertanto, alle ore 18.30, sarà il delegato vescovile per la pastorale sociale e del lavoro, don Andrea Forest, a presiedere la concelebrazione eucaristica, che si concluderà con la processione sulla tomba del Beato e la recita della preghiera per  la canonizzazione. 

TONIOLO E STURZO, IL FUTURO E' ARRIVATO

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“Il futuro è arrivato”, scrive il prof. Marco Vitale nella sua prefazione al prezioso  libro di Giovanni Palladino “Don Luigi Sturzo – Maestro di verità e libertà”. Davvero.                        Se per la beatificazione di Giuseppe Toniolo nell’aprile 2012 si era parlato di un fatto “provvidenziale” rispetto ai temi della società e dell’economia italiana, per quanto riguarda don Sturzo la conclusione a Roma della fase diocesana del processo per la beatificazione e canonizzazione e il rilievo ecclesiale delle straordinarie virtù del sacerdote siciliano, senatore a vita, rimettono al centro del dibattito pubblico la vicenda della politica d’ispirazione cristiana nel nostro Paese.                                                    “Un segno dei tempi”, si potrebbe dire, eloquente, lungamente atteso e sperato, che in questo fine 2017 illumina la storia più alta dell’impegno dei cattolici al servizio della comunità nazionale, e proietta nella vita di oggi e nel futuro l’immagine di una personalità da assumere a modello e fonte di ispirazione per il bene comune.

Toniolo e Sturzo  si erano conosciuti al loro tempo, e le assidue frequentazioni culturali avevano fatto nascere un profondo, reciproco sentimento di stima e di ammirazione. Sensibilità diverse, accenti di pensiero divergenti su qualche  punto della loro speculazione sociologica ed economica? Sicuramente.                              Tutto comprensibile, e quasi ovvio, alla luce della complessità e vastità della visione di pensiero dei due grandi interpreti della storia del movimento cattolico nazionale, ma anche della diversa provenienza e delle differenti esperienze vissute.                 Oggi però contano il messaggio d’insieme, l’unità e la forza di quello che ci viene trasmesso, la ricchezza di valori e di azioni che accomuna il profilo esemplare dei due illustri protagonisti.                                                                                                            

Sì, perché il futuro tonioliano e sturziano che abbiamo desiderato in tanti in un recente passato, fatto di ricerca, incontri, studi, pubblicazioni e comunicazione, animato da passione, pazienza e dedizione, proiettato a costruire relazioni e fare reti virtuose di persone e di buone volontà, appare oggi in tutta la sua verità, nella sua concreta possibilità, nel riconoscimento di una grandezza ideale, morale, vitale che sono garanzie e premesse per una nuova stagione, per un nuovo inizio, anche nella sfera del servizio politico, per i “liberi e forti”.                                                                                                                                                         “Noi vogliamo”, scriveva il professor Toniolo ne “Il programma sociale della democrazia cristiana” apparso per la prima volta nel 1899 in ”Il popolo italiano”.            In particolare, “la rappresentanza proporzionale dei partiti nei Consigli dei Comuni e della nazione”, “il referendum e il diritto d’iniziativa popolare”, “una legislazione efficacemente protettiva del lavoro”, “una seria tutela ed un efficace sviluppo delle classi e degli interessi agricoli, industriali, commerciali, dell’istruzione professionale popolare, delle istituzioni cooperative”, “una forte diminuzione progressiva delle spese militari e degli altri oneri pubblici”, ed “economie in tutti i servizi improduttivi della burocrazia amministrativa” . Ancora, questo “noi vogliamo” del Beato trevigiano – docente per quarant’anni a Pisa, sepolto nel Duomo di Pieve di Soligo (Tv) e per il quale è avviato il programma delle celebrazioni per il centenario della morte (1918 – 2018) -  risuonava come una sorta di litania civile con l’obiettivo di realizzare “una riforma tributaria conforme alle esigenze della giustizia distributiva e il sollievo dell’attuale esauriente regime fiscale”, “la repressione dell’usura, dei giochi di borsa, e delle speculazioni capitalistiche improduttive e dannose alla società”, “la tutela delle libertà civili e politiche”, addirittura “il disarmo generale progressivo”.                                  

Temi attualissimi, istanze ancora ben presenti nella società italiana, idee guida per un programma cristianamente ispirato e capace di confrontarsi con la modernità. Come le intuizioni di don Sturzo, i saldi principi di tutta la sua esistenza, la sua vicenda municipale e politica diventata più che mai un simbolo, l’icona originale di una storia “popolare” di libertà, di amore alla democrazia, di promozione dell’interesse generale, da declinare nell’oggi e nel domani.                                                                                                                                  Toniolo e Sturzo, ma anche tanti altri, ieri e nel nostro tempo, in vari ambiti e settori, dall’economia alla società civile alle istituzioni, hanno saputo fare sintesi coerente di valori e di proposte, di ideali concreti e di risposte efficaci.                                                                  “Santi” nella loro pienezza di vita umana e cristiana, presenti, attivi, solidali, liberi e forti, al servizio della comunità. Oggi è il tempo favorevole, il futuro è arrivato.    

Love in progress”, l’amore fa nuove tutte le cose

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La bella novità a sorpresa è stato sicuramente il buon numero di coppie di “morosi” e fidanzati che hanno partecipato al primo incontro e si sono posti nella disponibilità di seguire l’intero percorso formativo. Non tutti provenienti dall’Azione Cattolica, tra loro anche un “duo” consolidato da fuori diocesi.  Inoltre, il rientro in questo cammino dell’assistente unitario AC don Andrea Dal Cin, già presente nel recente passato, dopo il biennio guidato da don Marco Zarpellon.                                                                              E così “Love in progress”, la proposta dell’Azione Cattolica diocesana di approfondimento e condivisione sui temi dell’affettività di coppia, nella prospettiva del matrimonio cristiano, si prepara al secondo incontro di domenica 3 dicembre con l’entusiasmo e la soddisfazione dell’ottimo inizio del cammino annuale 2017/2018. Alla prima riunione sono state al centro della riflessione le tre realtà dell’amore che si chiamano “tenerezza, pazienza, progetto”, fondamentali per dar vita a un “idem sentire” di coppia nella vita di ogni giorno, con lo stupore e la gioia di essere uomo e donna chiamati a costruire la famiglia “Chiesa domestica”.  Caratteristica del percorso, articolato in un biennio, è anche quella di sviluppare il cammino di crescita di coppia in un tempo anche di molto precedente la decisione di sposarsi, senza fretta e con il necessario impegno a verificare tutti gli aspetti che sono collegati questa scelta decisiva per la vita delle persone, in una stagione peraltro in cui la stessa scelta del matrimonio cristiano sta diventando sempre meno diffusa nelle nostre comunità.                                                                                                      Il prossimo appuntamento è previsto dunque per domenica 3 dicembre 2017, dalle 15 alle 18, nella sede consueta della canonica di Cimavilla di Codognè,  sul tema “Saremo sposi felici e fedeli”.                                                                                                            Seguirà il terzo incontro domenica 21 gennaio 2018, stesso orario e stessa sede, sul tema “Un amore fecondo”, mentre a febbraio ci sarà la consueta serata dei fidanzati di tutta la diocesi con il vescovo Corrado, e quindi la proposta degli esercizi spirituali. Domenica 8 aprile, sempre dalle 15 alle 18 a Cimavilla, quarto incontro su “Sposi: diritti e doveri nella reciprocità”, con verifica finale e convivialità nella serata di sabato 12 maggio e appuntamento con la due giorni “summer edition” in agosto a Cimacesta di Auronzo.

  

Il percorso è accompagnato dalla presenza di due coppie di sposi, Mariaregina e Marco Zabotti ed Erika ed Emanuele Mariotto, insieme a don Dal Cin: animeranno i vari incontri strutturati con momento di preghiera iniziale e presentazione del tema, lavoro di coppia e condivisione di gruppo.  L’invito è partecipare è esteso a tutte le coppie interessate: è ancora possibile iscriversi, inviando una mail in ufficio AC e arrivando di persona il 3 dicembre.

LE VITE DEGLI UMILI E LA SANTITA’ POPOLARE CHE FANNO LA STORIA

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Otello Drusian ci ha già fatto conoscere la sensibilità della sua scrittura, la profondità e la ricchezza del suo sguardo, il valore della sua paziente e minuta ricerca storiografica e documentale, l’amore per le persone e le vicende del territorio diocesano tra Piave e Livenza. 

Oggi accogliamo con gioia e riconoscenza  questa sua nuova pubblicazione, “Santissimo Cortellazzo”, che ha sapore e verità di vita piena, di ricordi che fanno “presente del passato”, di memorie di un tempo ormai trascorso ma che resta intatto nella mente e nel cuore, come scolpito, immutabile, perenne.

E’ un grande affresco di ambienti e umanità, pensati e descritti insieme come una comunità solida e genuina, fatta di piccoli gesti, usanze quotidiane, umori e cordialità, sorrisi semplici e fatiche vere, sofferenze e povertà, fede autentica e valori condivisi. Dove la solidarietà è praticata e vissuta, ed è amica di tutti, espressione esistenziale di una dimensione religiosa che dà senso e genera principi saldi, laboriosità tenace, attaccamento alla famiglia, amore ai figli, una vita scandita dal suono delle campane e dai tempi delle funzioni in chiesa e del calendario liturgico.  E dove risalta la figura austera ma benevola e ricolma di carità di don Costantino Stella, l’amato parroco per mezzo secolo custode della Fossalta Maggiore cristiana protagonista della narrazione.

Colpiscono la freschezza semplice e diretta della lingua, quella italiana, che racconta fatti e persone, e la vivacità  del dialetto del luogo e del tempo, del “vecio parlar” zanzottiano, che parla e fa parlare i personaggi di casa amati e descritti dall’autore, con efficacia e concretezza, franchezza e passione.   

Ha ragione l’autore: quasi una “catechesi in briciole”, le virtù teologali praticate da un popolo cristiano che vive le singole storie personali degli umili dentro la grande storia dei destini di tutti, lasciando sino a noi tracce incancellabili, lezioni profonde, testimonianze esemplari di un tempo trascorso, ma ancora presente, mai dimenticato. E che parla di uomini e donne, opere e giorni di comunità, lontani dall’odierna folla delle solitudini tristi, delle relazioni senza volto, dell’istante senza tempo.

Per questo grande mosaico di santità popolare, narrato con bravura, diciamo grazie di cuore a Otello Drusian, interprete e animatore appassionato della cultura della nostra terra, delle sue radici, dei suoi percorsi.                                                               

E’ il dono prezioso di una sollecitudine vera al bene di tutti e di ciascuno, con la verità e la bellezza di chi ricerca nella memoria il senso di una storia, di una identità, di una appartenenza di fede e di vita, per costruire insieme un nuovo umanesimo.

IL NOSTRO IMPEGNO”, RACCONTO VITALE DI AZIONE CATTOLICA

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Il suo nuovo logo a colori figura tra i soggetti promotori dell’edizione 2017 del Premio Giuseppe Toniolo, (vedi locandina in allegato) che avrà la sua serata finale il prossimo 7 ottobre a Pieve di Soligo. Sì, perché in questo anno speciale del 150mo di Azione Cattolica nazionale – che segue di poco il 2016 dedicato ai 120 di vita dell’AC  diocesana – l’Associazione vittoriese festeggia anche il cinquantesimo anniversario  dell’inizio delle pubblicazioni del periodico “Il Nostro Impegno”, esattamente il 4 ottobre 1967.  

Proprio in occasione dell’incontro unitario di sabato scorso 30 settembre al centro culturale Agosti di Mareno di Piave, a tutti i partecipanti è stato consegnato l’ultimo numero del periodico, dedicato alla presentazione di nominativi e riferimenti dei responsabili associativi ai vari livelli per il triennio 2017 – 2020 (vedi copertina in allegato).                                   

“Abbiamo speranza che questo, pur piccolissimo, strumento, serva a tenere sempre vivo in tutti l’impegno che anche volontariamente abbiamo assunto, e che quindi è doppiamente nostro, di lavorare in questa che è la via maestra dell’apostolato cattolico. L’A. C. prima e più che azione è impegno, e impegno nostro, perché singolo di ciascuno e di tutti insieme”.                                                                                               Così scriveva la presidenza dell’Azione Cattolica di Vittorio Veneto nell’editoriale che segna il debutto ufficiale de “Il Nostro Impegno” , con il primo numero di mezzo secolo fa. Oggi responsabili e aderenti AC ricordano il traguardo con la giusta fierezza, con il sano orgoglio di chi si sente parte di una storia importante, e ribadiscono l’importanza di avere un giornale che continua a sviluppare l’intuizione originaria, la giusta impresa di stampa, la sensibilità verso la scrittura e il collegamento associativo.                                                                                                                   

“Ricordare questo traguardo diventa assunzione di una nuova consapevolezza – sottolinea la presidente dell’AC diocesana, Emanuela Baccichetto -  il rilancio di una prospettiva, la volontà di rinnovare la fedeltà ad un mezzo di comunicazione che racconta la vita e le persone, e fa diventare le notizie esperienza viva di associazione, comunione e Chiesa. Azione Cattolica, nel senso più alto e profondo”.                                                                                          “Perché è nato?  Il presente bollettino nasce come frutto dell’esigenza sempre più sentita di un lavoro unitario dell’A. C. in campo diocesano e come stimolo per un’azione parimenti  unitaria in sede foraniale e parrocchiale …..”.                                                     Ecco citato un altro brano di quel primo editoriale del 4 ottobre 1967, festa di san Francesco, una domanda e una risposta, un’esigenza di unitarietà espressa e uno strumento in campo per poterla costruire insieme.                                                                                “Per questo evento del cinquantesimo facciamo memoria riconoscente dei direttori responsabili che si sono avvicendati alla guida de “Il Nostro Impegno” e non ci sono più, maestri autentici di fede e di vita come Gianni Da Ruos e don Mario Battistella – scrive l’attuale direttore Marco Zabotti - mentre salutiamo, ringraziamo e auguriamo ogni bene al carissimo don Giovanni Dan, maestro di generazioni di giornalisti cattolici, che per anni ha legato il suo nome al nostro periodico di Azione Cattolica”.  Per questa felice occasione la presidenza diocesana AC esprime affettuosa  riconoscenza a tutti coloro che negli anni hanno profuso intelligenza, competenza , passione e tempo per la realizzazione del periodico, con un grazie speciale a Vittoria Moras, Giovanni Tonin ed Elisa Celso per la loro generosa e costante disponibilità.  

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