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BEATO TONIOLO - DOMENICO SORRENTINO, LEONARDO DEL VECCHIO E I GIOVANI VITTORIESI VINCONO IL PREMIO TONIOLO 2016

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L’arcivescovo di Assisi, Domenico Sorrentino; il fondatore e presidente esecutivo di Luxottica, Leonardo Del Vecchio; il gruppo giovani della parrocchia della Cattedrale di Vittorio Veneto:  sono i vincitori della prima edizione 2016 del Premio Giuseppe Toniolo.                                                          La cerimonia finale si è svolta venerdì 7 ottobre nell’auditorium Battistella Moccia di Pieve di Soligo (Treviso), nel cui Duomo sono conservate le spoglie mortali del grande economista e sociologo cattolico proclamato Beato nel 2012. Tanti consensi e grandi applausi per la scelta dei premiati da parte del pubblico che gremiva la sede dell’evento, incentrato sul tema dell’anno “Impresa e lavoro, il primato dell’uomo. Il Beato Toniolo e le sfide per l’economia di oggi”.                                                                                                               

Per la sezione dedicata alle nuove generazioni della diocesi vittoriese, i giovani del gruppo di IV e V superiore della Cattedrale, accompagnati da don Fabrizio Casagrande,  hanno visto riconosciuto il loro lavoro “reale e appassionato nello sviluppo della traccia storica sull’impegno sociale cattolico a Ceneda ieri e oggi”. E le loro sentite parole di ringraziamento per il premio in denaro offerto dal comune di Pieve, consegnato dal sindaco Stefano Soldan, sono state accompagnate dalla condivisione piena e felice del pubblico in sala.      

E’ stato poi monsignor Adriano Vincenzi, presidente della Fondazione Toniolo di Verona, relatore della serata, a donare il premio ai delegati del vincitore della sezione “Azione & Testimoni” per l’esemplarità del fare impresa, il Cavaliere del Lavoro Leonardo Del Vecchio, fondatore nel 1961 ad Agordo del’azienda Luxottica, oggi leader nel mondo. “Con il bonus vita e il patto generazionale a favore dei dipendenti – è stato letto nella motivazione – si è aggiunto un nuovo tassello ad un sistema di welfare aziendale molto qualificato e innovativo, per garantire benessere, sicurezza e serenità familiare nell’ottica del primato della persona in ambito lavorativo”.  Il responsabile servizi welfare di Agordo, Alessandro Cavalet, accompagnato alla premiazione dal capo ufficio stampa, Marco Catalani, ha ringraziato vivamente e ricordato l’impegno di nuovo welfare aziendale a sostegno delle maestranze sorto in Luxottica come risposta alla crisi economica internazionale a partire dagli anni 2008-2009.

Infine, per la sezione nazionale “Pensiero” è stato proclamato vincitore l’Arcivescovo di Assisi – Gualdo Tadino – Nocera Umbra, Domenico Sorrentino, già postulatore della causa di beatificazione del Toniolo, “per l’appassionata dedizione allo studio e alla divulgazione del pensiero del Giuseppe Toniolo” , anche attraverso importanti saggi, biografie e interventi.                          Per le mani del Vescovo di Vittorio Veneto, monsignor Corrado Pizziolo, ha ricevuto il premio la delegata Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi e direttore della scuola di formazione socio –politica “Giuseppe Toniolo”, che ha ringraziato e rivolto un saluto speciale ai giovani ricordando le intuizioni tonioliane e la necessità di continuare l’opera del Beato per la tutela e la valorizzazione dell’uomo lavoratore nella società di oggi.                                                                                                                 

In precedenza, molto applaudito l’intervento di monsignor Adriano Vincenzi, che ha ricordato la straordinaria attualità del pensiero e dell’azione del Toniolo anche come risposta possibile oggi, libera e coraggiosa, all’omologazione culturale e agli effetti negativi di un’economia asservita alle logiche della finanza e delle grandi concentrazioni di potere di lobby e burocrazie.                     

Durante la serata – presentata dal coordinatore di “Beato Toniolo. Le vie dei Santi”, Marco Zabotti, con il contributo di don Andrea Forest, direttore della pastorale sociale diocesana – non è mancato il ricordo con un video di recenti interviste del compianto monsignor Massimo Magagnin, già vice postulatore della causa di beatificazione del Toniolo, scomparso l’8 dicembre 2015 dopo dolorosa malattia, presente in auditorium in prima fila la sorella, signora Maria.                                                                   Sono anche stati letti due brani scritti dal Toniolo sui temi sociali e la cooperazione da parte di Emanuela Baccichetto e Claudia Tonin.                                                                                                      Alla cerimonia – accompagnata dalle splendide esecuzioni del Coro e Orchestra  “In Musica Gaudium” di Oderzo, diretti dal maestro Battista Pradal – hanno partecipato anche i sindaci di Valdobbiadene, Luciano Fregonese,  e Follina, Mario Collet, insieme ai rappresentanti delle realtà aziendali, associative ed istituzionali che sostengono il progetto di cultura e turismo religioso “Beato Toniolo. Le vie dei Santi”.                                                                                                                      E il gruppo promotore è già al lavoro per la seconda edizione 2017 del Premio Giuseppe Toniolo, ancora nelle tre sezioni, sul tema “La cooperazione, per un nuovo modello di lavoro e di sviluppo. Il futuro creativo di una grande storia di impresa comune”, cerimonia finale il 7 ottobre del prossimo anno a Pieve di Soligo.         

                                                  

A Pieve di Soligo, venerdì 7 ottobre 2016 - PREMIO TONIOLO, CERIMONIA FINALE DELLA PRIMA EDIZIONE

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BEATO TONIOLO - LE VIE DEI SANTI - UN CAMMINO TRA FEDE E TERRITORIO

COMUNICATO STAMPA - INVITO

A Pieve di Soligo, venerdì 7 ottobre 2016                                         

PREMIO TONIOLO, CERIMONIA FINALE DELLA PRIMA EDIZIONE

 

L’appuntamento è per tutti venerdì 7 ottobre 2016, a partire dalle ore 20.30, nell’auditorium Battistella Moccia di Pieve di Soligo, nella centrale piazza Vittorio Emanuele II: è in programma la cerimonia finale della prima edizione 2016 del Premio Giuseppe Toniolo, promosso da “Beato Toniolo. Le vie dei Santi”, diocesi di Vittorio Veneto, Pastorale sociale e del lavoro, parrocchia S. Maria Assunta di Pieve di Soligo, in collaborazione con Fondazione Toniolo di Verona e Festival DSC.

E’ un evento che suggella il battesimo quest’anno del Premio in tre sezioni intitolato alla figura e all’opera del grande economista e sociologo cattolico nato a Treviso nel 1845 e morto a Pisa nel 1918, proclamato Beato dalla Chiesa cattolica nel 2012 e le cui reliquie sono conservate nella tomba marmorea all’interno del Duomo di Pieve di Soligo, cittadina natale della moglie Maria Schiratti.                               

“Impresa e lavoro, il primato dell’uomo. Il Beato Toniolo e le sfide per l’economia di oggi” è il tema della prima edizione 2016 del Premio Giuseppe Toniolo, che proprio il 7 ottobre sera a Pieve vedrà la proclamazione dei vincitori delle tre sezioni, rispettivamente “Pensiero” – per lavori a carattere scientifico e divulgativo -, “Azione & Testimoni – per l’esemplarità del fare impresa o progetti in ambito lavorativo – e “Giovani”, con lo sviluppo di due possibili tracce per giovani dai 15 ai 19 anni  che abbiano scelto un contributo individuale oppure di gruppo scolastico/associativo/parrocchiale.                                                                                                      

La cerimonia finale del 7 ottobre – anniversario della morte del Toniolo, data conclusiva delle celebrazioni per il Beato iniziate a Pieve con la memoria liturgica e l’esposizione delle reliquie lo scorso 4 settembre – sarà preceduta alle ore 19 in Duomo dalla solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo di Vittorio Veneto, mons. Corrado Pizziolo. E sarà ancora il presule diocesano a portare un saluto introduttivo alla cerimonia in auditorium in serata insieme al sindaco Stefano Soldan, momento iniziale al seguirà l’intervento sul tema del premio e l’attualità del Toniolo da parte di monsignor Adriano Vincenzi, presidente della Fondazione Toniolo di Verona, realtà molto qualificata che figura tra i soggetti promotori dell’annuale Festival della Dottrina Sociale nella città scaligera.                                                     

Ancora, un ricordo di monsignor Massimo Magagnin, recentemente scomparso, stimato vice postulatore della causa di beatificazione.

Quindi, la lettura di brevi scritti del Toniolo, la presentazione della seconda edizione 2017 del Premio Toniolo, dedicata a “La cooperazione, per un nuovo modello di lavoro e di sviluppo. Il futuro creativo di una grande storia di impresa comune”, e infine la proclamazione dei vincitori del Premio Toniolo 2016, momenti tutti intervallati dalle esecuzioni del Coro e Orchestra “In Musica Gaudium” di Oderzo, diretti dal maestro Battista Pradal.                                                                                                                                                                            

La cerimonia del 7 ottobre si avvale del patrocinio e del contributo del comune di Pieve di Soligo e del patrocinio della Provincia di Treviso, e può contare sull’adesione e il sostegno di importanti realtà istituzionali, aziendali e associative del territorio che condividono il progetto di cultura e turismo religioso “”Beato Toniolo. Le vie dei Santi” avviato da qualche tempo nella diocesi vittoriese: Latteria Soligo, Banca Prealpi, Cooperativa Sociale Insieme Si Può, Fondazione Ispirazione, Cantina Colli del Soligo, Consorzio Tutela Prosecco DOCG, PER, Accademia Internazionale dell’Arte Casearia, AFR Sinistra Piave, Istituto Diocesano Sostentamento Clero, Ente Ecclesiastico Collegio Balbi Valier.       

 

info: 335/1403638

www.beatotoniolo.it                   

TORNINO I VOLTI E IL BENE COMUNE!

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TORNINO I VOLTI E IL BENE COMUNE!

Pensare e agire insieme nel tempo delle “res novae”

                 Salone dei Trecento –

Antico Chiostro Abbazia S. Maria

F O L L I N A  (Tv)   -   SABATO 30 LUGLIO 2016

          

Ore 9.30  saluti di benvenuto 

Lorena Tonon – Vita Nuova – pensiero-azione Giuseppe Toniolo                             

Vito Zamai – Libertà Civica Veneto

Introduce e coordina i lavori                                                                          Marco Zabotti – Marca Civica Treviso

La memoria                                                                                                                                

Francesco Fabbri, Ministro della Repubblica Italiana

(luglio 1976)

Quarant’anni dopo, il ricordo dello statista trevigiano (1921 – 1977)         

Pietro Furlan, già sindaco di Pieve di Soligo e assessore provinciale

 

Tavola rotonda                                                                                                                         

Le sfide della società di oggi e la ricerca di un nuovo umanesimo 

Adriano Bordignon, direttore Centro della famiglia diocesi di Treviso          

Diego Grando, delegato diocesi Vittorio Veneto al Convegno Ecclesiale        Nazionale di Firenze  

                                                                                                                  Paola Pagotto, presidente cooperativa sociale “Insieme Si Può” - Treviso

Contributi sul tema                                                                                                         

Municipi, autonomie, referendum veneto e costituzionale: esperienze, appunti e orientamenti                                                                              

Intervengono                                                                                                      Andrea Bona, consigliere comunale Idro (Bs), vice presidente Bard Belluno                                                                                                        Alessandra Buzzo, sindaco Santo Stefano di Cadore, presidente Bard Belluno                                                                                                                         Mario Gherlenda, imprenditore, già candidato sindaco civico di Oderzo

Breve pausa caffè con possibilità di visita libera al complesso dell’Abbazia

                   

Presentazione del Manifesto e delle tesi di programma di

ItaliaInsieme.eu – Libertà popolare

                      

 Dibattito con interventi dei partecipanti

 Ore 12 -  Conclusioni

       

Per informazioni: 335/1403638

I VOLTI E IL NUOVO UMANESIMO, INSIEME

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Seminario all’Abbazia di Follina (Tv) tra memoria e futuro                                                           

I VOLTI E IL NUOVO UMANESIMO, INSIEME

 

Metti una bella mattinata d’estate tra i chiostri dell’antica abbazia, alle sorgenti di una civiltà millenaria e di una feconda ispirazione cristiana. E qui riuniti insieme un folto gruppo di uomini e donne che cercano vie di pensiero e di azione per i tempi di oggi e di domani, in un’ora magnifica e drammatica, mai semplice.  Fedeli al “qui ed ora”, ma con la volontà di unire la parte e il tutto, l’amore alla propria terra e la passione per un destino più grande, il richiamo ai grandi valori e la responsabilità di ciascuno.

 Questo è lo spirito di memoria, riflessione e proposta che ha contraddistinto il seminario “Tornino i volti e il bene comune! Pensare e agire insieme nel tempo delle “res novae”” svoltosi nel Salone dei Trecento dell’Abbazia follinese.

Lo hanno illustrato all’inizio Lorena Tonon e Vito Zamai, delle associazioni promotrici “Vita Nuova – Pensiero – Azione Giuseppe Toniolo “ e Libertà Civica Veneto, e poi nella prima parte è stato Pietro Furlan, applauditissimo, a ricordare un volto amato e compianto della storia più alta del movimento cattolico trevigiano nelle istituzioni, Francesco Fabbri, nei giorni del quarantesimo anniversario della sua nomina a ministro della Repubblica avvenuta il 29 luglio 1976, pochi mesi prima della sua prematura scomparsa nel gennaio 1977.

Sulla scia del convegno ecclesiale di Firenze, è toccato quindi a Diego Grando, Paola Pagotto e Paolo Tardivo – rappresentanti del mondo cattolico e della società civile trevigiana, tra vita delle famiglie e dinamiche della cooperazione sociale - il racconto della ricerca quotidiana di un nuovo umanesimo nel vissuto sociale, con i richiami alla concretezza e al tenere insieme, alla condivisone e all’amore alle persone soprattutto più fragili, al dovere della proposta positiva anche sui temi più scottanti della famiglia e dell’educazione.  

Ma la sfida è anche sui temi della partecipazione dei cittadini e della sussidiarietà, dell’impegno civico, dell’autonomia e del buongoverno, della vitalità delle periferie contro ogni centralismo che omologa e impoverisce, come hanno evidenziato Mario Gherlenda, Andrea Bona e Diego Cason, espressioni di realtà civiche e di movimenti territoriali autonomisti come il Bard bellunese.  

Ma come pensare e agire bene insieme, con quali strumenti e proposte? Provocando il cambiamento dal basso, lavorando in rete, stimolando cultura e sociale, unendo le persone e i territori in una sintesi ampia e condivisa, creando spazi vera di liberà e partecipazione, come ha confermato il coordinatore Marco Zabotti illustrando il manifesto di ItaliaInsieme.eu – Libertà popolare.

In sintesi, nove punti di priorità di Costituzione e dottrina sociale e nove punti di programma concreti, un sito web in allestimento, un primo gruppo di associazioni e movimenti di più regioni italiane collegati insieme a partire dal Veneto, vari messaggi e adesioni al seminario follinese.  

Si parte …. il futuro ha un cuore antico e ritrova i volti e il bene comune.  

L’EUROPA HA BISOGNO DI RITROVARE VALORI E VISIONI

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Ecco di seguito una nota significativa di commento del presidente nazionale dei Popolari Liberi e Forti, Giovanni Palladino, nelle ore di grandi incertezza e disorientamento che seguono l’esito del referendum inglese a favore della Brexit, svoltosi il 23 giugno scorso….

”Papa Francesco, nel corso del suo viaggio in Armenia, ha reagito così alla Brexit: “Dove sono gli Schuman, gli Adenauer, i De Gasperi? Che ti è successo, Europa?”.  Altri hanno detto:                      “Occorre dare una risposta immediata e straordinaria da parte di chi l’Europa l’ha pensata e voluta. È urgente ricostruire l’Europa come comunità politica basata su valori condivisi, prima che economica o burocratica, vissuta dagli europei come la loro patria e non più come una imposizione o una fastidiosa necessità. Occorre farlo rivedendo al più presto i trattati europei, dove essi si sono dimostrati inefficaci o dannosi. Proporrò quindi al PPE un congresso straordinario per lanciare un manifesto di rifondazione dell’UE, fondata su un metodo nuovo, che parta dal basso, dalla condivisione, dalla partecipazione, dalla sussidiarietà. Un’Europa come sarebbe piaciuta a Adenauer, a Schuman e a De Gasperi, spazio di libertà, di valori condivisi, di forti radici comuni, con una comune politica estera e di difesa”.                                                                                          Adenauer, Schuman, De Gasperi: furono tre uomini di forte ispirazione cristiana.                                         Peccato che Papa Francesco ed esponenti politici non ne abbiano citato un quarto, Luigi Sturzo, che fu il primo a pensare e a volere l’Europa Unita ‘DALL’ATLANTICO AGLI URALI’. E fu Sturzo, da Segretario Politico del PPI, insieme a De Gasperi, Presidente del Partito, che nel 1921 si recò a Colonia per incontrare il Sindaco Adenauer per proporgli la costituzione del Partito Popolare Europeo, riunendo su valori comuni i movimenti europei di ispirazione cristiana che si stavano formando dopo ‘l’inutile strage’ della prima guerra mondiale. E su iniziativa di Sturzo, già in esilio, nel 1925 a Parigi nacque il “Secretariat International des Parties Democratiques d’inspiration chrètienne”, che poi si trasformerà nel 1976 nel PPE.                                                                                                                               Nell’ottobre del 1929 Sturzo scriveva queste profetiche parole: “Gli Stati Uniti d’Europa non sono un’utopia, ma soltanto un ideale a lunga scadenza, con varie tappe e con molte difficoltà. Occorre anzitutto il risanamento finanziario attraverso la sistemazione definitiva di tutti i debiti di guerra, e il risanamento delle diverse monete. Bisogna poi procedere a una revisione doganale, che prepari una unione economica con graduale sviluppo, fino a potere sopprimere le barriere interne. Il resto verrà in seguito”. Per tutti gli anni successivi, anche nei momenti più bui, Sturzo si batté per la realizzazione dell’Europa Unita contro la maggioranza di chi la riteneva un’utopia. La sera della storica firma del Trattato di Roma (25 marzo 1957), Schuman e Adenauer vollero andare a visitare Sturzo presso l’Istituto delle Suore Canossiane per ringraziare l’uomo che aveva sempre creduto nel miracolo. Ma il miracolo, per essere veramente compiuto e avere il successo desiderato, aveva anche bisogno di un “ingrediente”, di cui non si è affatto parlato nei mille commenti successivi al Brexit: l’Amore. Ne parlò Sturzo il 19 maggio 1957 in una lettera inviata al Prof. Danilo Angeletti, Presidente del Movimento “Incontri per la nuova Europa”, in occasione del Secondo Incontro Internazionale di Fermo: “Illustre Presidente, mi duole non poter essere presente al vostro Incontro, ma vi sarò con il pensiero e con il cuore. Europa è oggi parola di speranza, più di ieri. Anche nei secoli passati, l’Europa fu ideale e realtà: impero romano, impero di occidente, impero carolingio, sacro romano impero, cristianità. L’Europa fece fronte al pericolo islamico. Con alterna fortuna creò regni, formò nazionalità, promosse leghe; penetrò ovunque per il bene e per il male. La civiltà di ieri e di oggi è europea. Dall’Europa si è affermata in tutto il mondo. (…) Ciò nonostante, l’Europa ha una storia di sangue fraterno; l’Europa diversa, divisa, individualista, irrequieta. Mai si è sentita veramente una e vitale, superando ambizioni di principi, ingordigie di profittatori, agitazioni di masse. Mai l’Europa ha frenato l’ansia della conquista, mai ha estinto la sete di dominio. Assoggettare gli altri al proprio vantaggio, dominare popoli ed esigerne tributi, cercare zone di immunizzazione bellica e condurre imprese oltre i confini propri e oltre gli spazi marini, propagandare la parola di Dio e diffondere la parola dell’uomo. Che storia piccola e grande, abusiva ed eroica, materiale e spirituale! Ma in mezzo a tanti conflitti una voce è sempre echeggiata: tutti siete figli di Dio, amatevi come fratelli. La stessa voce profetizzava che nel mondo vi saranno contrasti, lotte e guerre; che i figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce; che per andare a portare parole di speranza, di pace e di amore, occorre farsi agnelli in mezzo ai lupi, perché solo il sacrificio per il bene porta alla resurrezione. (…) L’Europa si è ridestata dalla crisi della seconda guerra mondiale; si va attrezzando economicamente; adegua il suo armamento a quello delle due potenze più forti. Ma la parola di vita ieri e oggi è sempre la stessa: amatevi come fratelli, voi che siete figli dello stesso Padre. È così che si rinnova lo spirito cristiano della speranza anche nella vita terrena, passeggera e tormentata, perché la speranza viene dalla fede nella Provvidenza, dalla convinzione che il peccato contro Dio, che è anche peccato contro gli uomini, richiede perdono ed espiazione; e l’amore fraterno si attua in tutte le evidenze della vita, siano queste le più tristi e le più dolorose. Se oggi auspichiamo una Europa Occidentale unita e salda, lo è anche per i fratelli d’Europa che sono sotto il giogo tirannico di governi senza religione e senza libertà. Pur non avendo noi delle serie possibilità immediate e pratiche per intervenire in aiuto dei nostri fratelli, c’è la solidarietà ideale e affettiva per quei paesi al di là della cortina di ferro che soffrono e attendono. La preghiera a Dio è il rifugio del nostro cuore e la speranza vivificata dalla fede. L’avvenire? È nelle mani di Dio per poter adempiere il dovere di ogni momento e di ogni occasione. Anche l’Europa unita - mezzo terreno di situazioni contingenti e storiche, mentre per i paesi liberi è mezzo di difesa - sarà, lo speriamo, per i paesi oppressi mezzo di liberazione. Non è la guerra nei nostri piani; non è nei nostri desideri; non deve essere nostra iniziativa. Noi vogliamo la pace, l’intesa, la libertà per tutti, anche per gli stessi russi e per i popoli di quell’immenso paese, che anch’essi soffrono della dittatura e della miseria. In alto i cuori: la fede in Dio sorregga le nostre attività, ci dia forza per adempiere i nostri doveri. I più fervidi auguri agli intervenuti nel fraterno e cristiano saluto: Pax vobis”.                                                                                                                  Dobbiamo essere fieri che sia stato un sacerdote italiano ad avviare non solo un valido metodo di governo (il popolarismo, che dovrà portare a un capitalismo di tipo partecipativo, ossia ad una economia sociale e solidale di mercato), ma anche a fornire poi l’idea e le motivazioni per la creazione del Partito Popolare Europeo. Il problema è che oggi questo Partito, pur essendo dal 1999 il primo partito nel Parlamento europeo, non ha una chiara e precisa identità, avendone troppe e di tipo diverso. Pochi sanno che l’attuale PPE è formato da ben 73 partiti, che non hanno un unico “abito”, che dovrebbe essere il popolarismo, così come concepito da Sturzo. Cioè un “abito” chiaramente moderno e liberale, nel pieno rispetto dei principi e dei valori contenuti nell’Appello a tutti gli uomini “liberi e forti” chiamati a sollevare dalla miseria i tanti “deboli” di una società che si definiva “liberale”, ma che da millenni calpestava la giustizia e la libertà di gran parte del popolo. E oggi assistiamo al non sorprendente fenomeno dei “deboli” della Gran Bretagna che rifiutano di sottostare ai “poteri forti” dell’EU, perché è una “forza” usata male, come è naturale che sia quando produce esclusione anziché inclusione, concentrazione di ricchezza anziché una sua più giusta diffusione. È un difetto da imputare alle politiche attuate sia dai paesi deboli che dai paesi forti dell’UE, mai come oggi divisi e guidati male da Bruxelles.                          È quindi comprensibile la richiesta per un congresso straordinario del PPE che porti a una “rifondazione” dello stesso per portare tutta l’Europa verso quella economia sociale e solidale di mercato che Adenauer era riuscito a realizzare con il miracolo economico tedesco, che si è dimostrato ben più solido e duraturo di quello italiano, perché fondato su valori liberali e non statalisti. Purtroppo la Germania si è poi avviata sulla strada di fare l’Europa più tedesca anziché la Germania più europea, ma con il colpevole aiuto dei paesi più deboli come l’Italia, la Spagna e la Grecia, che hanno ceduto più di altri allo statalismo e alla corruzione. Un ritorno alle idee e ai comportamenti dei padri fondatori del PPE può aiutare, senza vergognarci di ricordare quella voce “che è sempre echeggiata: tutti siete figli di Dio, amatevi come fratelli”, perché è senza dubbio la “pietra d’angolo” su cui l’Europa - dall’ Atlantico agli Urali - dovrà fondare il suo sviluppo futuro pacifico. È una ingenua utopia? No, perché sino ad oggi l’utopia è stata quella di ritenere che i “poteri forti” - portati sempre per loro difesa a politiche esclusive anziché inclusive - potessero essere promotori di giustizia sociale e di libertà economica diffusa. Come è anche utopistico che il dollaro possa restare ancora a lungo il principale “dominus” del sistema monetario internazionale, quando la montagna del debito interno ed esterno degli Stati Uniti sta raggiungendo vette da rendere imbarazzante l’affermazione “IN GOD WE TRUST” sul biglietto verde.                                             Nel 1929 Sturzo precisava: “Occorre anzitutto il risanamento finanziario attraverso la sistemazione definitiva di tutti i debiti di guerra e il risanamento delle diverse monete”. Oggi bisogna sistemare enormi debiti di pace in presenza di monete bucate come groviere e sostenute artificialmente dalla generosità “non convenzionale” delle banche centrali. Un motivo in più, nel rifondare l’EU, per combattere i nuovi “baroni ladri” del capitalismo di carta che continuano ad allontanare il risparmio dall’economia reale.

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