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L'umile grandezza di Pietro Furlan

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Se n’è andato in punta di piedi, con discrezione, vivo e attivo fino all’ultimo giorno.                                                Scherzava sempre sul suo stare bene, “noi che siamo giovani”, diceva, col suo inconfondibile sorriso e la sua piacevole ironia.                                                                                                                 Pietro Furlan è stato un cristiano convinto e coerente, di saldi valori e forti principi,  un uomo buono, umile e generoso, un signore di animo nobile e virtù ormai rare.  Innamorato della “sua” Pieve di Soligo, conosceva la storia, i luoghi, le persone, e li ha raccontati nei suoi libri, con dovizia di aneddoti e particolari, e scrittura chiara ed elegante. E’ stato un grande educatore di generazioni di allievi, il maestro elementare apprezzato e ricordato con affetto e riconoscenza, come fosse ieri.                                 Commendatore al merito della Repubblica Italiana, è stato davvero lodevole ed  esemplare nei ruoli istituzionali svolti come amministratore pubblico, prima come sindaco, assessore e consigliere  comunale, e poi come assessore provinciale.                Egli ha esercitato il suo servizio civico con onore e libertà, efficacia e concretezza, disinteresse e lungimiranza, e lo sguardo rivolto unicamente al bene comune.           E’ stato allievo di Francesco Fabbri, esponente di spicco di una generazione di uomini formatasi nelle file dell’Azione Cattolica e poi approdata all’impegno della politica come “forma esigente di carità”, “la più alta attività umana” secondo la dottrina sociale della Chiesa. E proprio al ricordo della straordinaria personalità del senatore  Fabbri, nel quarantesimo della sua nomina a ministro della Repubblica Italiana, dedicò uno dei suoi ultimi, applauditi  interventi pubblici come relatore, in un seminario svoltosi il 30 luglio 2016 nel salone dei Trecento dell’Abbazia di Follina (vedi foto allegata).                                                                                                            Pietro Furlan è stato cristiano laico di Azione Cattolica con la fierezza di appartenenza e spirito autentico di servizio, a lungo vice presidente per il settore adulti dell’Associazione parrocchiale di Pieve, fino al dicembre scorso. E a lui dobbiamo profonda gratitudine per il suo amore al Beato Giuseppe Toniolo: del suo insegnamento fu cultore appassionato, saggista e conferenziere, instancabile animatore della causa di beatificazione, il profondo conoscitore che sapeva unire nel suo nome l’intera comunità ecclesiale e civile. Uomo del volontariato e delle associazioni, Furlan è stato un protagonista della cultura pievigina, sostenitore delle arti e della musica, della storia e della letteratura: ha guidato i percorsi, ha indicato le vie nuove, ha fatto scelte non facili, ha donato a tutti vita, entusiasmo e gusto del bello. Il Premio Civilitas di Conegliano del 2013  ha reso omaggio alla sua esistenza, interamente spesa per il bene della comunità nel segno dell’umanesimo cristiano.   

 

Pietro  Furlan - il carissimo maestro, sindaco emerito, commendator Pietro – come San Paolo ha combattuto la buona battaglia, ha terminato la corsa, ha conservato la fede.                                                                                                                                                              Nella sua vita lunga e laboriosa, nulla – neppure le prove e le sofferenze che ha dovuto affrontare – l’ha mai separato dall’amore di Cristo, dalla fede invincibile che ha segnato tutta la sua esistenza.                                                                                                           Oggi ricordiamo proprio i suoi incrollabili principi cristiani  e la sua umanità, la bontà come indole di carattere e scelta di intelligenza, l’essere umile, in dialogo e generoso con tutti. Sempre. Comunque.                                                                                                       L’Azione Cattolica parrocchiale e diocesana, il Comitato per la canonizzazione del Beato Giuseppe Toniolo, le persone del progetto di cultura e turismo religioso “Beato Toniolo. Le vie dei Santi”, associazioni del mondo cattolico e popolare rendono omaggio alla memoria di quest’uomo che saputo vivere in pienezza la sua vocazione laicale. Vivo e attivo fino all’ultimo giorno, sorridente e disponibile, stimato insegnante ed  educatore, straordinario sostenitore della cultura e della musica, del  volontariato e delle associazioni, amministratore pubblico che ha servito la comunità pievigina e trevigiana interpretando la politica come forma esigente di carità, servizio e costruzione della casa comune.                                              Proprio come il Beato Giuseppe Toniolo, la sua vita è stata pensiero e azione, grandi ideali e opere concrete, visioni di progetto e fedeltà quotidiana alle cose apparentemente più semplici, ma sempre ricche di significato e di amore alle persone. Ha sempre cercato cose alte e nobili, è sempre stato amico di tutti.                                 Sì, perché quella foto del Toniolo a fianco della sua immagine nell’epigrafe dà proprio il senso di questa straordinaria sintonia con il grande economista e sociologo cattolico. Lo ha studiato a fondo,  ha scritto, parlato, pregato e comunicato per dare luce alla biografia e sostenere la causa di beatificazione di Giuseppe Toniolo, si è fatto pellegrino sui luoghi tonioliani, ha accolto i fedeli da lontano accorsi sulla sua tomba, ha alimentato una cultura cristianamente ispirata ai grandi insegnamenti del nostro Beato.                                                                                                                                                 Oggi diciamo insieme GRAZIE a Pietro per la testimonianza della sua vita, la bellezza della sua fede, l’eccellenza della sua umanità.                                                                                       I suoi insegnamenti sono un patrimonio prezioso per la nostra comunità, un tesoro da custodire, nobili talenti da far fruttificare …..nulla potrà andare disperso …. Addio, carissimo Pietro, la terra Le sia lieve.            

In ricordo di Pietro Lorenzon

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Pietro Lorenzon è stato un figlio autentico della terra del Quartier del Piave, una persona gentile e discreta innamorata della propria comunità di Refrontolo, del territorio, della cultura e della bellezza. Un testimone vero delle radici di una storia, di una identità comune fatta di valori e di ideali, di appartenenza, di sacrificio e di altruismo, di volontariato speso “gratis” per gli altri, senza se e senza ma.                                                                                                                                       A luglio dello scorso anno, rivedo la sua felicità per l’apertura della mostra e la presentazione del volume “Armonie di luci” sul pittore Piero Dalle Ceste, opera realizzata insieme alla figlia Paola e allo storico locale Enrico dall’Anese.                            Un traguardo molto sentito e importante, ma che apriva lo sguardo verso nuove imprese e ricerche, studi e progetti ulteriori di valorizzazione di protagonisti, luoghi e produzioni della “terra matria” a lui tanto cara.                                                                                                                                                   A questo figlio illustre oggi va il nostro pensiero affettuoso e grato, per l’esempio di dedizione, fedeltà, impegno quotidiano, servizio  competente e appassionato in tutti i ruoli amministrativi e associativi in cui la sua intelligenza, le sue capacità e la sua speciale sensibilità sono state messe a disposizione della comunità.                          L’ho ricordato a Fontigo la sera della benedizione del fuoco dei Panevin, durante la manifestazione delle Pro Loco della zona che hanno tributato un commosso omaggio all’amico Pietro sempre presente, questa volta di più, nella stima e nel cuore di tutti.                                                                                                                                         Pietro Lorenzon è stato un padre  generoso della terra del Quartier del Piave, dove ha generato vita, idee, opere, dinamiche associative e iniziative culturali di rilievo e di  spessore. Ha voluto bene alle sue creature, le ha alimentate e sostenute, custodite e curate, le ha accompagnate con umiltà e saggezza, e le ha guidate con l’amore di chi giudica queste realtà “patrimonio vitale e prezioso” per l’intera comunità. Una per tutte, l’Associazione Molinetto della Croda, un “unicum” che è stata la sua vita, da fondatore e da instancabile animatore e presidente. Un amore straordinario, che neppure la tragedia del 2 agosto 2014 poteva scalfire. E infatti, più di ogni altra cosa parlano la sua azione per far rinascere l’antico mulino devastato dalla furia delle acque, e quella foto che lo ritrae al lavoro poche ore dopo la tragedia, scavando nel fango e tra i detriti, vincendo il dolore e la tristezza, e rigenerando ancora una volta vita e speranza.  Addio Pietro, la terra ti sia lieve.      

LA CANTINA COLLI DEL SOLIGO NELLA TERRA DEL PROSECCO

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soligo

Un libro sulla storia e l’attualità della cooperativa

LA CANTINA COLLI DEL SOLIGO NELLA TERRA DEL PROSECCO

Incontro pubblico e presentazione il 15 dicembre a Pieve di Soligo

 

All’inizio delle celebrazioni per i 60 anni della cooperativa pievigina, viene presentato a Pieve di Soligo il prossimo giovedì 15 dicembre il volume “La Cantina Colli del Soligo nella terra del Prosecco – Una storia di Marca” , stampato per i tipi delle Edizioni Antiga.

L’evento è inserito nell’incontro pubblico in programma alle ore 18 nell’auditorium Battistella Moccia su “Le colline del Prosecco candidate patrimonio Unesco”, che prevede il saluto delle autorità, l’introduzione del presidente Gianpietro Tittonel, le relazioni del presidente Consorzio Tutela Prosecco DOCG Innocente Nardi e dell’architetto paesaggista Leopoldo Saccon, e l’intervento di Ulderico Bernardi, autore della prefazione al libro, coordinatore del convegno Marco Zabotti, curatore dell’opera.

“Con questa pubblicazione abbiamo voluto rendere omaggio a tutti i soci, i collaboratori e gli amministratori – scrive il presidente della Colli del Soligo, Gianpietro Tittonel, nel suo intervento di saluto – che nel corso dei 60 anni di storia hanno contribuito a far diventare la Cantina un punto di riferimento importante per gli agricoltori della zona del Quartier del Piave e per il circondario della zona di Arcade”.

“Oggi, grazie al sistema Prosecco – continua il presidente Tittonel, in carica dal 2013, già sindaco di Pieve di Soligo - stiamo vivendo una situazione di benessere diffuso e anche noi, come Cantina, abbiamo saputo cogliere le opportunità che tale favorevole congiuntura ci proponeva, raggiungendo traguardi fino a qualche anno fa impensabili, sia in termini di raccolta di prodotto e di vino imbottigliato, che di fatturato”.

Il volume fresco di stampa sulla Colli del Soligo è ricco di approfondimenti e di immagini e documenti storici sui primi sei decenni di vita della Cantina, nata ufficialmente l’8 dicembre 1957, e sull’attuale proiezione internazionale di mercati e vendite dell’importante realtà vinicola con sede a Pieve in via Lino Toffolin, che l’anno scorso ha riaperto con successo la ristrutturata Bottega del Vino, a disposizione dei clienti e del territorio.

Nel libro non mancano i riferimenti all’ispirazione cooperativistica nella terra del Beato Giuseppe Toniolo, il ricordo dei fondatori e dell’opera di presidenti e direttori succedutisi negli anni - Francesco Canella, Francesco Fabbri, Ezio Spina, Enrico Spina, Antonio Tomasi e Cesare Curtolo, insieme agli attuali Gianpietro Tittonel e Andrea Curtolo - e un albo d’onore che diventa un omaggio riconoscente a tutti i dirigenti e soci della Cantina nel suo lungo tempo di attività.

 

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I cinquant’anni del periodico AC “Il Nostro Impegno”

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In questo speciale 2016 dei 120 anni AC, siamo entrati anche nell’anno che segna il cinquantesimo del periodico dell’Azione Cattolica diocesana, “Il Nostro Impegno”, che iniziò le sue pubblicazioni nell’ormai lontano 1967, esattamente il 4 ottobre, festa di San Francesco.  “Abbiamo speranza che questo, pur piccolissimo, strumento, serva a tenere sempre vivo in tutti l’impegno che anche volontariamente abbiamo assunto, e che quindi è doppiamente nostro, di lavorare in questa che è la via maestra dell’apostolato cattolico. L’A. C. prima e più che azione è impegno, e impegno nostro, perché singolo di ciascuno e di tutti insieme”.                                                                                               Così scrive la presidenza dell’Azione Cattolica vittoriese  nell’editoriale che segna il debutto ufficiale de “Il Nostro Impegno”, testata gloriosa che in tutti questi anni ha cercato di essere fedele e di sviluppare l’intuizione originaria, la sensibilità verso la comunicazione e il collegamento associativo, la necessità di dare notizie utili e di curare approfondimenti, temi, eventi e incontri formativi e culturali, ecclesiali e sociali. Proprio in questi giorni è arrivato nelle case dei responsabili AC a tutti i livelli il numero speciale a colori de “Il Nostro Impegno” stampato Tipse, dedicato ai 120 anni di storia dell’Associazione nel territorio diocesano tra Piave e Livenza.                    Spazio alla memoria, alle testimonianze dei presidenti di ieri e di oggi all’incontro festa del 1° ottobre a Pieve di Soligo, all’album di famiglia e alle foto d’archivio. E tanti ricordi di protagonisti dell’AC di ieri: tra loro, anche il cardinale Beniamino Stella. E poi la Giornata dell’Adesione, con la preghiera composta per i 120 anni,  e la mappa dei nomi delle presidenze diocesane dal 1970 fino ai giorni nostri.  Oggi è tempo di riconoscenza per l’opera dei direttori responsabili succedutisi alla guida del periodico associativo in questo mezzo secolo.                                    Salutiamo, ringraziamo e auguriamo ogni bene al novantenne don Giovanni Dan, maestro di generazioni di giornalisti cattolici. Ricordiamo i volti di coloro che non ci sono più, testimoni autentici di fede e di vita: Gianni Da Ruos e don Mario Battistella.  Infine, esprimiamo la nostra affettuosa gratitudine a tutti coloro che negli anni hanno profuso intelligenza, competenza , passione e tempo per “Il Nostro Impegno”, presenza discreta ma efficace per raccontare la buona notizia AC a uomini e donne del nostro tempo. E che oggi celebra, rinnova e riparte.               

Le ragioni del NO

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